«Vivere da Morire», l'ultimo capitolo della trilogia «maledetta»
«Il giovane Tony, star del Grande Fratello con un debole patologico per le donne, a bordo della sua Porsche tampona intenzionalmente una Bmw guidata da una una bionda irresistibile: la possibilità di conoscerla vale bene il sacrificio di qualche migliaio di euro. Inizia così, con un piccolo incidente e uno sguardo impietoso su un'umanità consacrata al vuoto esistenziale, il nuovo romanzo del reggiano Pier Francesco Grasselli: Vivere da morire (Mursia, 455 p., 17 euro), capitolo conclusivo di una trilogia di notevole successo iniziata con L'ultimo Cuba Libre e proseguita con All'inferno ci vado in Porsche.
Al centro della scena, come nei due libri precedenti, sono donne bellissime, macchine sportive e feste nei locali più famosi di Portofino e Forte dei Marmi, ma qualcosa è cambiato. Se nella sua prima prova narrativa Grasselli osservava senza esprimere giudizi la vita sregolata dei giovani rampolli della borghesia italiana, oggi il suo sguardo è diverso: i nodi vengono al pettine e i protagonisti sono per la prima volta messi faccia a faccia con le conseguenze delle loro azioni. Come nelle visioni mistiche di Swedenborg – autore citato espressamente nel testo – c'è continuità fra il mondo in cui viviamo e gli inferni e paradisi che ci aspettano e ognuno dei personaggi – Tony l'eroe televisivo, Cesare il playboy dal torbido passato, Claudio il figlio di papà psicologicamente instabile - costruisce quotidianamente la discesa al proprio personale inferno.
Così, l'inizio e la fine del romanzo si richiamano reciprocamente attraverso l'immagine di una macchina sportiva lanciata a tutta velocità, ma nel frattempo tutto – anche il taglio narrativo – muta: se l'apertura è frivola e trendy, la conclusione è un parossismo di violenza che trova nel cinema estremo degli ultimi anni (in titoli come Hostel o Martyrs) il proprio referente più immediato. Grasselli, giunto alla quinta opera, imprime una svolta alla propria produzione narrativa e, chiudendo il cerchio in cui hanno preso forma i personaggi dei suoi libri più noti, si prepara a fare i conti con una categoria – quella di “giovane scrittore” - spesso troppo angusta.»
Carlo Baja Guarienti su «Vivere da morire», Gazzetta di Parma
Carlo Baja Guarienti su «Vivere da morire», Gazzetta di Parma
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«Mi è capitato tra le mani questo romanzo e, lo ammetto, principalmente grazie al titolo piuttosto accattivante, ieri notte, rientrando a casa, ho deciso di sfogliarne almeno un paio di pagine. E dopo tre ore mi sono dovuto imporre di smettere di leggere. Per finirlo comunque questa mattina. Veloce. Questo è "All'inferno ci vado in Porsche" condensato in una sola parola. Un ritmo narrativo impressionante che va molto sopra a quello degli avvenimenti. Una storia (anche) di droga, con un finale da noir TV. Un gioco continuo di punti di vista diversi. Un cambio di prospettive da videoclip fuso nel pop più pop...»
Marco Giorgini su «All'Inferno ci vado in Porsche», Kult Underground (leggi!)
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«Il romanzo di Pier Francesco Grasselli è scritto talmente bene che intriga il lettore e lo costringe a non mollare il libro sino alla parola fine...»
Gordiano Lupi su «L'ultimo Cuba Libre», Lamette ( leggi )
Di prossima pubblicazione, «La Ricerca di Se stessi»...
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