RACCONTA IL TUO INFERNO - CONCORSO
In seguito alla polemica sul blog del Quotidiano Nazionale Giovani Tentazioni (visibile al link http://www.giovanitentazioni.it/?p=720 ) che ha investito i romanzi "L'Ultimo Cuba Libre" e "All'inferno ci vado in Porsche", accusati di non rispecchiare la realtà dei giovani, abbiamo deciso di procedere con l'iniziativa RACCONTAMI IL TUO INFERNO invitando i giovani a raccontare le proprie esperienze personali per scoprire se il mondo della notte è davvero così come è ritratto nei due romanzi. Le storie giudicate più interessanti verranno premiate con le esclusive T-shirt della linea "Ultimo Cuba Libre Style".
Il mondo dei giovani è davvero allo sbando come nelle pagine de "L'Ultimo Cuba Libre" e di "All'inferno ci vado in Porsche"? Avete vissuto situazioni-limite o esperienze sfrenate come i protagonisti di questi romanzi?
Raccontate le vostre storie di alienazione, disagio, eccessi, alcool, sesso, droga, discoteche... Raccontate il vostro Ultimo Cuba Libre!
Il mondo dei giovani è davvero allo sbando come nelle pagine de "L'Ultimo Cuba Libre" e di "All'inferno ci vado in Porsche"? Avete vissuto situazioni-limite o esperienze sfrenate come i protagonisti di questi romanzi?
Raccontate le vostre storie di alienazione, disagio, eccessi, alcool, sesso, droga, discoteche... Raccontate il vostro Ultimo Cuba Libre!
Commenti
Trovava la sua felicita rispondendo alla domanda che tutti gli uomini su questa terra si pongono, dove è la felicita? ma era poi così vero? Era quella la felicità? Non era la parvenza di una serenità? L'oppio ordina non nasconde, ma non credo faccia trovare la felicita se poi scompare al risveglio, ma se invece cosi fosse, se trovasse la vera serenità, anche se breve, quanto l'avrebbe pagata?
Ogni volta che decideva di essere felice doveva fare un passo verso la morte, o la pazzia.
Non credo che l'oppio renda pazzi, ma l'assenza di esso sì, l'ho visto, le sue crisi d astinenza, dio se le ho vissute, e quanto ho pianto, quanto mi sono colpevolizzata, quelle scene nettamente opposte al suo volto di angelo sono ferite in me che non cancellerò mai.
l'ho sentito minacciare sua madre, l'ho sentito odiarmi...e io li a dirmi non è lui non è cattivo è solo quello schifo che lo rende così, ma fino a che punto potevo giustificarlo? Sapevo che dovevo allntanarmi per il suo bene, ma non ci riuscivo: lui era il mio oppio, colui che mi dava estasi e lacrime, fiele e zucchero della mia anima.
I suoi occhi non potevano piangere ma compensavano la mancanza con il potenziamente della loro espressivitâ.
Bastava una loro piccola movenza per cambiare non solo il suo volto ma il mondo intorno, i suoi occhi neri trasportavano lui me il mondo, nel più buio delle notti, quelle così spaventose che nemmeno la luna osa uscire, invece quando i suoi occhi ridevano...se era giorno persino le stelle, ancelle della notte, si destavano per non lasciare quella dolce visione ai soli occhi del sole.
se era notte, quelle stelle bussavano direttamente alla porta dei suoi occhi per far parte di quel gioco segreto creato dal suo profondo.
Anche il racconto di OPPIOPURPUREO mi ha colpito e, sia pur con uno stile un po' poetico, coglie in pieno l'inutilità di tutti quei sollievi chimici temporanei che si chiamano "droghe".
La vita va vissuta da svegli, e i problemi bisogna affrontarli e fronteggiarli con tempestività man mano che si presentano. Nascondersi dai problemi rifugiandosi nelle droghe non porterà a niente: anzi i problemi si accumuleranno sempre di più e alla fine ci sommergeranno.
Quante balle ho preso?be si...veramente parecchie..perchè anche io,come il tuo amico,ero convinto che ci si potesse divertire solo con un tasso alcolico stratosferico.be in effetti è vero,poi però confrontando tutti gli altri effetti non ne vale davvero la pena.tutto sta a quanta importanza diamo al nostro futuro,se vorremo avere una famiglia,se vorremo vedere i nostri figli rovinarsi con paste(non quelle alla crema e/o cioccolato)e alcool a go-go.
Rimango anche dell'idea che per capire un problema ci devi obbligatoriamente passare.Finche non la vivi dentro non potrai mai assimilare certe convinzioni,paure e speranze.
Sto diventando noioso forse,quindi non mi dilungo oltre.Ribadisco i complimenti al tuo libro,hai avuto il coraggio di mettere nero su bianco come funziona la vita dei giovani d'oggi,più si è sballati più si è in.Mi è scesa anche qualche lacrima in alcuni passaggi,dimostrazione di quanto invece i giovani d'oggi siano tristi nell'anima,tristezza cui però non sanno trovare un rimedio.
Quando ascolto una storia come la tua, mi fa piacere ripensarci, mi fa sentire viva, perchè ho avuto tutti i miei scontri e sono andata a mettere il naso ovunque traendo insegnamenti e conclusioni CON LA MIA TESTA...il passo successivo è quello di riuscire a prendere anche le decisioni, CON LA TUA TESTA..e quello dopo è quello di riuscire a prendere le decisioni giuste..PER TE STESSO.Ti auguro di continnuare ad esser così riflessivo e di scoprire il trucco di fissarti piccole mete continnuamente...di aver sufficientemente paura in modo da fermarti a un passo dall'eccesso (paradossalmente devi esser coraggioso per ammettere questa paura vero??).
L'adolescenza è il periodo delle cazzate non solo delle crisi...quando nn hai soluzioni, sdrammatizza e distraiti.
ps: comunque, se ti consola, il periodo migliore secondo la saggezza popolare parte dai 20 anni!!!ciao
*Fino all'alba*
PP Un disegno infantile di un cielo con sole splendente al
centro;sul sole è posata una kikka di XTC.
Inquadrat. si allarga; scritta in corsivo infantile sul fondo del
disegno
"La Notte si pappa il sole..."
Una mano si allunga a prendere la kikka;
zoom dentro una bocca spalancata;
buio
Battito di ritmo tecno in crescendo
Un rave party :
danze furibonde infernali nei fumogeni sulfurei, tra braci di
sguardi(riflessi delle strobo) e di sighe accese (e gettate) una
dopo l'altra
[ piedi di danzatori che pestano mucchi di sighe spente o
semispente sul pavimento nero] ''immag. ricorrente''
- alternanza di flash, tra scene del rave e del dopo:
(inframezzati ripetutamente da immag. ricorr., il tutto in
accordo col parossistiko ritmo della musica in sottofondo)
[rombo elettrico della musica] - [rombo dei motori nelle corse pazze del rientro]
[battito degli ampli] - [teste che pestano sui parabrezza allo stesso ritmo]
[crolli di tossici nel bagno] - [crolli postorgasmici sui sedili ]
[amanti sfiniti uno sull'altro] - [cicche a terra sovrapposte]
[bottiglie rotte da ebbri&violenti, alcol che scorre ] - [ vetri e sangue degli
incidenti ]
[lampi delle strobo] - [lampi delle sirene di pula, ambulanze e
pompieri]
[fumogeni della disco] – [estintori]
[lattine di birra stappate in macchina frizzanti come le risate dei ragazzi ] - [radiatori in ebollizione dopo l'impatto]
[lattine accartocciate] - [lamiere accartocciate]
[fumogeni] - [alba effetto spray che divora il buio]
[pacchetti di sighe vuoti gettati] - [relitti umani di collassati
accartocciati su panchine
del parco]
[ancora il mucchio di sighe spente pestate ancora flebilmente accese ] - [ultime luci dello skyline
cittadino]
[mucchio di sighe ormai spente] - [skyline grigio cenere]
"Fino all'alba"
(Fabio Degan- fabdgun@hotmail.com)
mi è piaciuto anche la poesia-pulp di Fabio... visionaria, certo, e caricata, ma anche drammaticamente somigliante alla realtà di molte notti di molti giovani. bravo Fabio!
Ma avevo un raffreddore assurdo e così la mattina e sul tardo pomeriggio ho preso un'aspirina per non arrivare fusa alla festa...
Tanto ci sarei andata dopo cena e non sapevo che l'aspirina fa reazione con l'alcool..
Arrivo alla festa e bevo di brutto..cocktails vari...senza rendermene conto ne butto giù un bel pò.....
ballo..rido..conosco gente..e poi?un vuoto..
le ore che vanno da mezzanotte alle 4 di quella serata sono un buco nero per me..non ricordo nulla..eppure,dicono gli altri,sembravo solo ubriaca,perchè parlavo tranquilla..facevo anche discorsi ed azioni all'apparenza sensate..
Eppure..quella sera ho baciato praticamente chiunque ho trovato sulla mia strada,sono caduta e fatta un taglio enorme sul ginocchio(non sentendo dolore..infatti andavo in giro per la discoteca tranquilla col ginocchio insaguinato..ed una volta tornata in me alle domande dei miei amici rispondevo "boh come è successo"..)..
morale della favola?
La mattina dopo mi son risvegliata nel mio letto con un taglio enorme,ginocchi,sms di gente che ho rimorkiato quella sera,un succhiotto immenso.....per fortuna che sono riuscita,dopo mesi,a ricostruire il tutto..e a sapere gli effetti che fanno i medicinali con l'alcool(mi sono salvata da un collasso)..e che non ho fatto altro che baciare...gioventù bruciata..
racconto di Simone
- Mi chiamo Massimo e ho 19 anni – monologò a mente nella sua distrazione Max, mentre fissava la sua bocca che schiumava di dentrificio in primo piano nello specchio – e mi sto annoiando al mare con gli amici -
Il bagno della stanza d’albergo era pieno di una luce da lampada inusuale rispetto alle abitudini della sua retina. Ci volle un po’ per farlo abituare, poi si sentì a casa.
Aveva perso coscienza per un secondo ma lo specchio gli aveva detto di nuovo chi era. Con la mano azionò di nuovo l’impugnatura dello spazzolino da sinistra a destra e viceversa. L’acqua che scorreva nel lavandino gli sembrava nascondere nelle sue frange rumorose le tracce di un blues dei Grinderman.
Provò allora a chiudere gli occhi per ascoltare meglio, ma riuscì a percepire solo il rumore di Cristina, Giacomo e Lula che ridacchiavano sul letto nell’altra stanza.
Le narici gli comunicavano l’avvenuta tostatura del “cioccolato”. Seguitò a impastarsi la bocca di dentrificio e schiuma per qualche secondo, poi deglutì appena quel buon sapore di fluoro, il miele degli aliti beneducati.
In quel momento Lula irruppe nel bagno spalancando la porta come un BANG azzurro.
Aveva una frangetta che le ornava la fronte, un nasino perfetto e le pupille argentee, piene di riflessi del mondo. I suoi movimenti rallentarono poi tutti d’un colpo.
L’alcol le aveva dato un connotato romantico agli occhi e una forma sgangherata ai movimenti, come un vento a raffiche. Ciondolando a destra e manca, con le articolazioni in preda ad una specie di riso nervoso, passò dietro a Max che si puliva i denti, sfregando livemente la spalla sulla sua schiena. Con estrema naturalezza gli passò dietro, come un sussurro, vestita appena di maglietta di cotone e mutandine. Se le abbassò fino alle ginocchia, si sedette sulla ceramica del vater e iniziò a fare pipì.
Quel rumore, così privato, tagliò in due Max, mentre lei si voltava verso di lui e gli schiaffava in faccia il suo sorriso di bambina fuori tempo massimo.
Max continuò a pulirsi i denti, con il dentifricio che pericolosamente si sporgeva oltre il balcone delle sue labbra. Nel frattempo i muscoli del ventre di lei si stringevano sulla vescica svuotandola.
Poi Lula provò ad alzarsi dal vater, ma l’operazione fallì. La sbronza le fece intrecciare le gambe e cadde verso la vasca da bagno. Per fortuna riuscì a mettere le mani avanti ed evitò di sbattere pericolosamente il bel visino.
Rimase per terra per quelche istante, dolorante, emettendo un lamento svogliato, poi abbracciò il bordo della vasca e le restò ancorata, con le mutandine ancora abbassate.
Max solo allora si girò, con la bocca sporca di una miscela biancastra, e le vide la schiena mezza nuda, le natiche e tutto il resto.
Fissò quel taglio perfetto per un attimo, e rimase a lungo perplesso, come se quella scena lo avesse distratto da qualche considerazione più importante. Gli sembrò tutto infinitamente patetico, infinitamente già visto, infinitamente manipolato, infinitamente ergonomico: User friendly. Guardò verso la porta, si avvicinò e la chiuse dall’interno. Tornò indietro. Era bellissima e scema. Si appoggiò su un ginocchio, abbassò la sua testa verso quella di Lula. Non era forse bellissima e scema? Aveva le gambe aperte. Max si mise sopra i suoi capelli e lentamente svuotò su di essi il contenuto della sua bocca. Una sozza bolla mista di saliva e pasta al fluoro le impiastricciò completamente la testa. Max rimase a guardare per qualche secondo, mentre il sudiciume sbrodolava l’acconciatura della ragazza, poi si voltò a pulirsi la bocca con l’acqua del rubinetto: - Chissà se questa roba le passerà dentro la testa e feconderà qualche suo mezzo neurone... - pensò - Potrei diventare il padre dei tuoi pensieri... - Rise da solo.
- Ma forse sono ancora troppo giovane. Voglio ancora divertirmi, bellezza - disse fissandola con spirito lieve.
Lula non fece una piega mentre la roba le colava sulla fronte, negli occhi e sul suo perfetto nasino.
Quando la ragazza riaprì gli occhi e si rivoltò verso di lui, Max era molto determinato.
La sollevò di scatto da terra, l’avvicinò al lavandino, ma lei si riebbe per un momento e lo trascinò a terra ridacchiando. Lui tornò subito alla carica e le prese con forza il viso. Lula si sentì male, ebbe un conato e crollò a terra: aggrappandosi a Max lo trascinò sul pavimento.
Ora lei era pancia in sotto, con le mutandine alle caviglie e il tondo culetto all’aria, e vomitava per terra.
Max si mise a sedere; quando la signorina ebbe finito di espellere brodo giallastro dallo stomaco lui prese lo spazzolino, ci rimise sopra un po’ di dentrifricio e lo cacciò in bocca alla ragazza, sfregandoglielo sulle gengive con rabbia, fin a fargliele sanguinare. Poi prese un po’ d’acqua dal lavandino, le sciacquò il pastrocchio che era diventato la faccia e infine si avvicinò pericolosamente alle sua labbra. La baciò a lungo mugolando, infilandole le mani in mezzo alle cosce e sentendola eccitarsi e sudare freddo.
La stimolò con violenza e il fatto che gli cedesse così facilmente lo faceva andare fuori di testa. Premeva le labbra con sempre più forza, come se volesse rivoltarle dentro di lei.
Poi si staccò ansimando (aveva trattenuto il respiro) e poggiò la testa sulle cosce della ragazza: Lula aveva l’odore che di solito accompagnava l’arrivo dei suoi brividi.
Max la rimproverò ridacchiando: - Dimmelo... – disse impugnando lo spazzolino - come può entrare qualcuno dentro quella boccaccia sporca. Nessuno può trovarsi a suo agio in quella topaia di bocca che hai stasera, in quella fogna. La tua lingua è drammaticamente in disordine -
Lula annuì, e rise:
- Anche se hai ancora i pantaloni si vede che sei eccitato -
Poi la signorina gettò la testa all’indietro e si alzò di scatto.
Si passò una mano sulla vagina e fissò il palmo per un secondo. Max nel frattempo si era alzato, era tornato allo specchio e aveva cominciato a pettinarsi. Lei lo guardò nauseata, lui ricambiò smettendo per un attimo di cercare il gel.
Infine, ancora umida, Lula uscì dal bagno tirandosi via del tutto le mutandine, e mandando un gridolino d’eccitazione. Entrò così nell’altra stanza, fendendo un’invisibile e multicolore pioggia di neutrini che attraversava la stanza. Cristina e Giacomo l’aspettavano, sul letto, nell’altra stanza, per il bacio della buonanotte.
Conosco persone come quelle del libro, di solito cerco di non averci molto a che fare. Quello che invece mi è piaciuto è la prosa secca del romanzo. Anche se l'autore non dà giudizi sui personaggi (meno male!), sospetto che non sia del tutto neutro nei loro confronti: ogni tanto esce un commento, un accenno a qualche articolo di giornale, un qualcosa che ne lascia trasparire cosa pensa.
Bello!